Attacchi di panico: cosa sono e come riconoscerli
Nella mia pratica professionale sento usare spesso e volentieri la parola panico e definire come tale anche ciò che non lo è.
Se un paziente mi dice, magari con un mezzo sorriso: “Dottore’, quando lei è arrivata m’è preso un attacco di panico. Glielo giuro, mi sono sentito malissimo!”, mi è subito chiaro che dobbiamo metterci d’accordo, trovare un significato comune. Perché non stiamo sicuramente parlando della stessa cosa. Se hai avuto un attacco di panico non lo dici col benché minimo sorriso!
Ma cosa sono davvero gli attacchi di panico? Come faccio a riconoscerli, a sapere se ne ho avuto uno?
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza e di definire opportunamente il concetto di panico e le sue manifestazioni.
Panico: definizione
Il panico è rappresentato da un episodio acuto di ansia, caratterizzato da tensione emotiva e terrore insopportabili, che raggiunge il suo apice nell’arco di circa 10 minuti.
I sintomi
Generalmente si accompagna a grande inquietudine ed agitazione, unitamente ad un comportamento disorganizzato e privo di una specifica finalità. In questa connotazione estrema l’ansia impedisce all’individuo l’organizzazione di un’adeguata strutturazione del pensiero e di strategie difensive a livello psichico e cognitivo.
Non di rado si associano al panico fenomeni di:
- depersonalizzazione (sensazione di estraneità nei confronti del proprio mondo psichico e corporeo) e di
- derealizzazione (sentimento di confusivo allentamento del normale e sostanziale contatto con la realtà esterna, che viene percepita come strana ed insolita)
Si accompagnano inoltre sintomi vegetativi quali ipersudorazione, pallore, tremori, palpitazioni, vomito, nausea e dispnea.
I primi episodi di panico sperimentati da un soggetto si imprimono in modo indelebile nella sua mente. Infatti si tratta di un’esperienza inattesa, molto spiacevole, spesso accompagnata dalla paura di svenire, di perdere il controllo, di morire o d’impazzire.
In genere la persona cerca di allontanarsi dal contesto in cui si è verificato l’episodio sperando, in questo modo, che il panico cessi.
Ansia e attacchi di panico
Spesso le crisi d’ansia in soggetti predisposti sono secondarie ad avvenimenti stressanti. In particolare, esperienze di perdita o di minaccia. Tuttavia, è facile che non si verifichino durante il periodo di stress ma quando esso è stato superato, ovvero quando si allenta la tensione emotiva.
Sono molti i disturbi che possono associarsi a manifestazioni ansiose molto intense e acute, ma queste si presentano sempre in risposta a situazioni o stimoli specifici. (Ad es. la vista di un oggetto fobico, nel caso della fobia specifica; l’esposizione ad un pubblico, nel caso della fobia sociale; ecc.).
Nel nostro caso, invece, gli attacchi sono del tutto inaspettati, anche se in alcuni soggetti possono essere scatenati da alcune situazioni specifiche, come il guidare, il viaggiare, il fare acquisti in un negozio affollato.
Attenzione, però! L’attacco di panico ha sempre un suo fattore scatenante, anche se a volte potrebbe sembrare difficile individuarlo.
Inoltre, quando gli attacchi di panico diventano un vero e proprio disturbo, gli episodi sono ricorrenti. E per un mese o più il soggetto trascorre buona parte del suo tempo in preda alla paura di successivi attacchi, preoccupato per le implicazioni (per es., perdere il controllo, avere una attacco cardiaco, impazzire, ecc.). A causa di ciò il suo comportamento risulta alterato.
Crisi di panico si possono manifestare anche in seguito a:
- effetti di sostanze stimolanti del sistema nervoso centrale (cocaina, anfetamina, caffeina)
- condizioni mediche, come l’ipoglicemia, l’ipertiroidismo, disfunzioni vestibolari, ecc…
Disturbo da attacchi di panico (DAP)
Fortunatamente non tutte le persone che fanno esperienza di un attacco di panico svilupperanno un vero e proprio disturbo da attacchi di panico (d’ora in poi DAP); spesso gli episodi di panico restano isolati oppure si ripresentano di rado.
Chi è colpito da questo disturbo comincia talvolta a evitare determinate situazioni o luoghi per paura di avere un attacco. Maggiori sono gli evitamenti e maggiori saranno gli sforzi ed il tempo necessario per superare il disturbo. Le situazioni più frequentemente evitate sono spazi chiusi (ascensori, autobus, treni, ecc), spazi aperti (come per esempio le piazze) e posti lontani da casa.
Si parla in questo caso di agorafobia, che etimologicamente significa “paura degli spazi aperti”. Il termine indica l’ansia relativa al trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile allontanarsi in tempi brevi, o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto nel caso di un attacco di panico (motivo per cui spesso viene richiesta la presenza di un accompagnatore).
I timori agorafobici riguardano quindi, ad esempio, l’essere fuori di casa da soli, in mezzo alla folla, il viaggiare in treno, in autobus o in automobile. Oppure il dover aspettare in coda, la percezione della perdita di controllo o la sensazione di essere “intrappolati”.
La diagnosi
Secondo il DSM-5 (APA, 2013), il manuale diagnostico cui facciamo riferimento nella nostra professione, per fare diagnosi di DAP devono essere soddisfatti i seguenti criteri:
A. Ricorrenti attacchi di panico inaspettati, con almeno quattro dei seguenti sintomi:
- Palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia
- Sudorazione
- Tremori fini o a grandi scosse
- Dispnea o sensazione di soffocamento
- Sensazione di asfissia
- Dolore o fastidio al petto
- Nausea o disturbi addominali
- Sensazioni di vertigine, di instabilità, di “testa leggera” o di svenimento
- Brividi o vampate di calore
- Parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio)
- Derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi)
- Paura di perdere il controllo o di “impazzire”
- Paura di morire
B. Almeno uno degli attacchi di panico deve essere seguito da un mese (o più) di uno o entrambi seguenti sintomi:
- Preoccupazione persistente per l’insorgere di altri attacchi o per le loro conseguenze (es. “impazzire”, perdere il controllo..).
- Significativa alterazione disadattativa del comportamento correlata agli attacchi (es. comportamenti di evitamento).
C. L’ alterazione non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza (es. droga, farmaco) o altra condizione medica (ipertiroidismo, disturbi cardiaci o polmonari).
D. Gli attacchi di panico non sono meglio spiegati da un altro disturbo mentale (come detto in precedenza, ad es. da una fobia sociale o una fobia specifica)
A questo punto dovresti avere le idee un po’ più chiare su cosa è un attacco di panico, qual è la differenza tra un attacco di panico e un disturbo di panico e come si manifestano.
Sappi che dal DAP si guarisce!
Chi fa esperienza degli attacchi di panico sa che sono estremamente invalidanti. Se si ripetono e cominciano a impattare sulla qualità della tua vita è bene che tu ti rivolga subito a un professionista.
Nei prossimi post approfondiremo meglio le cause, alcune dinamiche tipiche del DAP e i possibili trattamenti.