Depressione e alimentazione: il ruolo dell’asse intestino-cervello

Depressione e alimentazione: il ruolo dell’asse intestino-cervello

Cosa mai potrà avere a che vedere la depressione con l’alimentazione? Non diciamo scemenze! La depressione riguarda il cervello, non ciò che mangio! E invece sì, c’è una stretta connessione tra le due cose. In questo articolo cercherò di raccontarti come sta avanzando la ricerca in questo campo.

Emozioni, stomaco e intestino

La lingua italiana è piena di modi di dire che collegano inequivocabilmente il tratto gastro-intestinale, come parte anatomica dell’essere umano, con l’espressione di emozioni di varia intensità e natura. Capita spesso di affermare che abbiamo lo stomaco sottosopra quando siamo preoccupati o agitati, o di usare espressioni come “è stato un pugno nello stomaco” o “sento le farfalle nello stomaco” o “mi si è stretto lo stomaco”. Queste sono solo alcuni dei tanti modi in cui il linguaggio e i detti popolari saggiamente riflettono il potente legame tra il processo digestivo umano e le emozioni. Stomaco e intestino sono entrambi coinvolti nella digestione del cibo, così come nell’elaborazione dei vissuti e delle esperienze, con gli stati emotivi ad essi associati.

Non si parla solo di emozioni con polarità negativa quali ansia, dolore o paura, ma anche di una gioia improvvisa o di un colpo di fulmine. Ebbene, sappi che l’antica convinzione radicata nel tempo che l’intestino sia un organo periferico, deputato esclusivamente alla lavorazione del cibo e allo smaltimento degli scarti, appare ormai ampiamente superata dagli studi degli ultimi decenni. Tanto che ormai si parla di intestino come secondo cervello, per il fatto che è dotato di una rilevante rete neuronale totalmente indipendente, ma in costante dialogo con la rete neuronale del nostro primo cervello. Insieme decidono il da farsi.

asse intestino-cervello

L’intestino comunica con il cervello

L’intestino costituisce gran parte del nostro sistema immunitario. L’80% di tutte le nostre cellule immunitarie si trovano nell’intestino e nella sua parete. 

È qui che ha sede il microbiota, che altro non è che la nostra flora batterica intestinale. Composta da miliardi di microrganismi (batteri, lieviti, virus, etc) che vivono in simbiosi con il nostro corpo, essa svolge una serie di funzioni fondamentali per il corpo e per la mente: 

  • Protegge e stimola il sistema immunitario intestinale
  • Elimina le nostre tossine
  • Produce diversi neurotrasmettitori importanti, tra cui la noradrenalina, la dopamina e la serotonina, comunemente chiamata ormone della felicità
  • Comunica con il sistema nervoso centrale tramite il nervo vago e la modulazione dei neurotrasmettitori in una comunicazione bidirezionale

L’asse intestino-cervello è, pertanto, un sistema di comunicazione bidirezionale che consente ai microbi intestinali di comunicare con il cervello e al cervello di inviare segnali all’intestino. Ecco perché dicevo che “insieme decidono il da farsi”.

La psicobiotica è la branca di studi che si sta occupando di approfondire meglio l’argomento, indagando i rapporti tra mente, corpo, microbiota e alimentazione. Non solo in ambito psichiatrico, ma in molte altre branche della medicina e nelle neuroscienze. 

Alla luce degli ultimi 15-20 anni di ricerche è ormai dimostrata l’importanza del microbiota intestinale nella genesi (o concausa) di numerose patologie. Ad esempio depressione, ansia, schizofrenia, autismo, Alzheimer, Parkinson e obesità.

Studi sulla depressione e il microbiota intestinale

Winter et al. (2018), nel loro studio dal titolo “Gut microbiome and depression: what we know and what we need to know” – Reviews in the neurosciences, hanno fatto una revisione della letteratura sull’argomento da cui possiamo trarre un sacco di evidenze interessanti.

È stato visto che in soggetti che soffrono di depressione la quantità e varietà del microbiota appare notevolmente ridotta. Tali alterazioni influenzano l’umore attraverso tutta quella complessa rete di connessioni che abbiamo visto esserci tra “primo e secondo cervello”, in una spirale di segnali che viaggiano dall’intestino al cervello e dal cervello all’intestino. 

Ma chi viene prima, l’uovo o la gallina? È la depressione a causare disbiosi intestinale o, al contrario, l’alterazione del microbiota che attraverso la diversa modulazione di neurotrasmettitori favorisce l’insorgere di patologie legate ad alterazioni dell’umore e del comportamento? 

IPOTESI 1: LA DEPRESSIONE MODULA IL MICROBIOTA

Sono stati fatti diversi studi sui topi e tutti concordano nel dimostrare come a un cambiamento della condizione psicologica ed emotiva indotta da stress corrisponda un’alterazione anche in termini di composizione batterica.

Appare comunque importante segnalare che in nessun caso si è assistito alla scomparsa di ceppi preesistenti o alla comparsa di nuovi, ma solo a una loro diversa espressione.

IPOTESI 2:  IL MICROBIOTA INTESTINALE INFLUISCE SULLA DEPRESSIONE

Le evidenze più forti a favore di questa tesi derivano dagli studi effettuati mediante trapianto di microbiota fecale di soggetti affetti da depressione in soggetti sani.

Studi effettuati sui topi

Zheng et al. (2016) e Kelly et al. (2016) hanno infatti dimostrato come i ratti inizialmente sani, a seguito di trapianto fecale, abbiano mostrato comportamenti tipici di uno stato ansioso-depressivo. 

Altri studi – Nankova et al. (2014) – hanno rilevato un aumento di altri metaboliti e osservato come essi siano in grado di raggiungere il sistema nervoso centrale, dando sintomi simil-depressivi.

Altri studi ancora hanno riscontrato che a fronte dell’asportazione del nervo vago, principale collegamento con il cervello, ciò non si verificava. 

Fico, no? ☺

Quali conclusioni possiamo trarre, allora?

Sembrerebbe di poter affermare che entrambe le ipotesi siano valide e comprovate dalla ricerca. È plausibile che a seconda delle circostanze possa attivarsi l’uno o l’altro circuito. Con ciò si intravedono ampi margini per le ricerche del prossimo futuro. 

Assodata la relazione tra intestino e cervello, e quindi anche una visione olistica, più ampia e completa delle funzioni della mente, potremmo presto arrivare a trovare nuove cure, che possano supportare quelle già esistenti per la depressione e per una serie di altre patologie.

Quali consigli per favorire la regolazione dell’umore e la salute mentale più in generale?

Cibo salutare
  • Fai regolare attività fisica 
  • Dormi il necessario
  • Consuma frutta, verdura e pesce e cereali non raffinati. Cura l’assunzione di nutrienti il più possibile naturali a sfavore dei prodotti industriali (l’uso di molti conservanti e pesticidi funzionano da veri e propri neurotossici e danneggiano la mente)
  • Riduci i prodotti raffinati in generale
  • Riduci l’assunzione del glutine
  • Diminuisci gli zuccheri 
  • Non usare prodotti OGM
  • Limita l’alcol ed evita anche l’uso occasionale di droghe
  • Rivolgiti al tuo medico per valutare l’integrazione di probiotici. Sempre più sono le evidenze a favore del fatto che possano favorire la terapia della depressione. 

Ulteriori studi approfondiranno meglio l’argomento… vale la pena farlo!

In fin dei conti, possiamo dire che abbiamo a disposizione diversi mezzi per curare la depressione. I farmaci sono una via, soprattutto per evitare ricadute, ma non possono porsi quale unica via, poiché agiscono sulla soppressione del sintomo e non su ciò che c’è dietro. 

La psicoterapia lavora proprio su quel “dietro”, e quindi – talvolta in associazione coi farmaci – può svolgere un ottimo lavoro per andare a fare quei cambiamenti di vita che favoriscono la salute e l’equilibrio psichico e sociale.

Uno stile di vita salutare, che comprende abitudini e comportamenti alimentari, è ciò che dall’interno può aiutarci a perseguire questo obiettivo.

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