Il termine “psicoterapia” è una parola composta dal termine greco “psichè” (anima, soffio vitale) e “therapeia” (cura). Fare psicoterapia significa, pertanto, prendersi cura della propria anima.
Sebbene questa attività sia stata a lungo “sfortunatamente” associata alla sola cura della malattia mentale, e quindi alla patologia, assistiamo oggi ad una sua più giusta “ricollocazione culturale”, quale percorso di crescita personale e di auto-conoscenza che può essere intrapreso anche da chi vive una condizione di ben-essere e desidera semplicemente un miglior-essere.
Nonostante ciò, indubbiamente la spinta a intraprendere una psicoterapia nasce generalmente da un disagio, la cui gravità può essere di vario grado e natura. La vita di ognuno di noi è costellata di eventi che continuamente stravolgono i nostri equilibri, ma la nostra flessibilità e capacità di adattamento ci rendono generalmente capaci di farvi fronte e di riorganizzarci in funzione di essi.
Talvolta, tuttavia, qualcosa “si inceppa”. Ciò che ha sempre funzionato non funziona più e si sperimenta qualcosa come un blocco, una impasse, un momento di sofferenza del quale risulta difficile individuare le cause o le soluzioni.
Essere in crisi può voler dire tante cose:
- Sentirsi tristi, angosciati, arrabbiati o depressi per un tempo considerevole
- Sperimentare cambiamenti di vita importanti (un trasloco, un matrimonio, l’arrivo di un figlio, un cambio di lavoro)
- Avere difficoltà relazionali con il partner, amici o familiari
- Bloccarsi nel percorso scolastico o universitario
- Soffrire di ansia o attacchi di panico
- Subire la perdita di una persona cara o l’insorgere di una malattia
- Fare i conti con l’uso o l’abuso di sostanze o con un rapporto conflittuale con l’alimentazione
- Sperimentare sintomi fisici cronici come coliti, stipsi, tachicardie, mal di testa o insonnia che non sembrano avere una causa di origine organica e per i quali il medico non riesce a fornire una soluzione
Ciò che conta non è il problema in sé, quanto esso spaventi o sia ritenuto grave, quanto piuttosto il suo impatto sulla nostra qualità di vita, ovvero quanto ci impedisce di portare a termine le normali attività della vita quotidiana o di raggiungere gli obiettivi che ci prefiggiamo.
Questo è, probabilmente, il primo criterio per decidere di rivolgersi a un professionista, nell’ottica di vedere la crisi come un’opportunità di crescita e di cambiamento piuttosto che come un problema da risolvere.
La psicoterapia è un viaggio nel proprio mondo personale che si intraprende all’interno di una relazione autentica, supportiva e non giudicante con la figura di un terapeuta.
Egli è una guida, un modello, un compagno di viaggio ed agevola la persona nell’esplorazione di sé. La aiuta, cioè, a comprendere, a vedere le cose da altri punti di vista, a sperimentare, ad armonizzare pensieri, emozioni e comportamenti spesso in conflitto tra loro, a costruire strategie più funzionali per il raggiungimento del proprio benessere.
Prendendo in prestito ancora un po’ la metafora del viaggio, potremmo dire che il terapeuta è esperto dei luoghi, dell’organizzazione delle tappe del viaggio, in qualche modo del “metodo”, ma è pure sempre il cliente (o paziente che dir si voglia) a decidere dove vuole andare, quali luoghi vuole visitare, in quanto “massimo esperto di sé”, dei propri obiettivi e della propria esistenza. Le fasi e le mete del percorso terapeutico verranno quindi sempre concordate ed affrontate insieme ed anche la sua durata varierà in funzione di quanto stabilito dalle parti.
Appare chiaro, a questo punto, e confermato anche dalla letteratura sul tema, come la relazione tra cliente e terapeuta sia il principale strumento di cura: nasciamo e cresciamo in relazione, come potrebbe essere altrimenti? Non è possibile “estrapolare nessun trattamento dal contesto relazionale in cui viene effettuato” (Norcross, Lambert, 2011) e tale relazione dovrebbe essere fatta di accettazione, empatia, accoglienza ed assenza di giudizio, ma anche di un sano confronto, secondo i tempi del cliente.
La scelta del metodo di intervento è, invece, prerogativa del terapeuta, dipendente dalle sue inclinazioni e dalle scelte operate nella sua formazione. Io ho scelto un approccio integrato, del quale fornisco informazioni più approfondite nella sezione “Il mio metodo di lavoro”.