Pensare il mondo in bianco e nero: il pensiero dicotomico

Pensare il mondo in bianco e nero: il pensiero dicotomico

Per gli inglesi è il black and white thinking… Se lo chiamiamo “pensiero bianco e nero” si capisce benissimo di cosa si tratta, ma tecnicamente si chiama pensiero dicotomico. Ed è una distorsione cognitiva. Ho deciso di scrivere sull’argomento perché in questo periodo fiorisce ovunque in abbondanza. 

Non entrerò nel merito degli ambiti in cui lo vediamo dilagare in maniera preoccupante. Mi interessa di gran lunga di più fornire una lente per osservare un fenomeno che ci tocca da vicino con un pizzico di consapevolezza in più.

Pensare il mondo in bianco e nero

Il pensiero dicotomico divide come un’accetta il mondo in due metà nette, cancellandone la complessità, le sfumature, l’ambiguità, diciamo anche lo spessore. Puoi immaginare di osservare l’universo in modo bidimensionale? Quante cose ci perderemmo!… non trovi?

Esempi di pensiero dicotomico

O sei mio amico o sei mio nemico. O sei buono o sei cattivo. Questo comportamento è giusto o sbagliato, non ci sono vie di mezzo. Se non diventi un uomo di successo sei un fallito. Se non fai come dico io sei contro di me. Il pensiero è l’unica verità, tutto il resto sono sciocchezze e falsità. Se non sei ambizioso sei un debole. Magro è bello, grasso è privo di volontà. Se ti vaccini sei virtuoso, altrimenti sei un disgraziato, menefreghista, folle diffusore di virus, privo di buon senso e di rispetto per il prossimo. Ancora: amore o odio. Bugia o verità. Luce o ombra. 

Cos’è il pensiero dicotomico?

Il pensiero dicotomico fondamentalmente riduce la complessità dei comportamenti e degli eventi umani a due sole possibilità. Generalmente esse si escludono a vicenda e sono in conflitto tra loro. In maniera netta, rigida, definitiva.

Pensiero dicotomico: o tutto bianco, o tutto nero

Tre criteri per riconoscere i “pensatori del tutto o nulla”: 

  1. Minacciano catastrofi se il mondo non fa quel che dicono loro. 
  2. Se la prendono e disprezzano o ignorano qualsiasi evidenza che vada contro la loro opinione. 
  3. Denigrano (e vorrebbero magicamente far sparire) chi non condivide le loro idee.

Il pensiero dicotomico è una distorsione cognitiva: uno dei tanti bias cognitivi (così sono le chiamate, in psicologia, le distorsioni) che possono compromettere la nostra capacità di giudizio e di decisione, perché deformano o non considerano tutto ciò che va in contrasto con la visione “bianco e nero”. Questi elementi, invece, andrebbero ragionevolmente considerati. 

Fatta eccezione per circostanze molto specifiche, ci sono poche occasioni in cui le possibilità sono davvero due e anche contrapposte in modo così radicale.

In generale, la vita ci offre tutta una serie di sfumature che un pensiero del tipo “tutto o nulla” non contempla.

Il pensiero black and white è patologico?

Non è necessariamente un modo di pensare patologico. È qualcosa che ci riguarda tutti in qualche modo. Ma in alcune persone è presente molto più che in altre e questo ha delle conseguenze. Inoltre talvolta altri sintomi si aggiungono al pensiero dicotomico, dando forma a quadri clinici come il disturbo borderline di personalità, il disturbo ossessivo compulsivo o il disturbo narcisistico.

Effetti del pensiero dicotomico

Una logica del tipo “tutto o nulla” è rassicurante per certi versi, ma è ovvio che porti con sé delle conseguenze! 

La semplificazione della realtà stessa è già una di queste. Perché la persona che usa questo tipo di pensiero ignora tutta una serie di alternative di pensiero – e soprattutto d’azione – che lo limitano nelle sue possibilità di muoversi nel mondo. 

Un altro effetto del pensiero polarizzato è che può tendere al pregiudizio. Adottando un ragionamento semplificato non utilizzo tutte le risorse che ho a disposizione e in tal senso non prendo in considerazione una serie di informazioni che potrebbero aiutarmi a comprendere maggiormente la realtà. Le mie opinioni diventano quasi aprioristiche.

Il pensiero dicotomico rischia di tendere al pregiudizio e all'inflessibilità sulle posizioni assunte

Un grande della psicologia, Aaron Beck, ha definito questo stile di ragionamento “immaturo e primitivo”, evidenziando come si accompagni spesso a processi mentali molto rigidi. Egli sottolinea inoltre che gli individui che tendono a usare il pensiero dicotomico di solito non ripensano le loro affermazioni. Anche quando si sbagliano, pertanto, è difficile che siano disposti a riconoscerlo e a cambiare idea. Al contrario, saranno granitici sulle loro posizioni.

Altri autori, come lo psicologo giapponese Atsushi Oshio, propongono attraverso i loro studi una correlazione tra pensiero dicotomico, narcisismo ed un basso indice di autostima.

Gli studi individuano anche altre possibili caratteristiche della personalità frequentemente riscontrabili: il bisogno di controllo, il perfezionismo e una bassa tolleranza verso situazioni di ambiguità. 

Non di meno, un abuso del pensiero dicotomico può influenzare l’umore. Muoversi costantemente tra opposti assoluti può generare frustrazione. Ciò che va male non potrà che andre peggio, ciò che è imperfetto diventerà disastroso. È facile intuire dove si possa andare a finire…Così come è facile prevedere l’impatto che un simile modo di ragionare può avere sulle relazioni interpersonali. Non c’è posto per la mediazione o la sintesi. Come può sopravvivere un rapporto, fatto per definizione di diversità e sfumature di colore? La frustrazione e l’impotenza saranno le emozioni più facilmente presenti quando non siamo aperti a valutare “l’altro da noi”. È naturale che un modo di ragionare irrealistico generi frustrazione in varia misura.

Come modificare la tendenza al pensiero dicotomico?

La buona notizia è che un pensiero del tipo tutto o nulla è un fenomeno che può essere invertito! Ovviamente, a seconda delle caratteristiche individuali della persona, questo processo sarà più o meno semplice e consentirà una maggiore o minore flessibilità nel nuovo modo di ragionare.

Allenare un modo di pensare più ampio, che contempli l’intera gamma di alternative che la persona ha a sua disposizione in un dato momento, è un modo per arricchire i nostri processi mentali e di ragionamento. Se ne avvantaggia anche la capacità di problem solving, dal momento che tendiamo a vedere nuove ipotesi solutive che in precedenza passavano inosservate. Oltre a ciò, il pensiero flessibile aiuta ad adattarsi molto meglio alla complessità del nostro mondo. 

Ci sentiremo meno frustrati, più creativi, tolleranti e preparati ad analizzare e valutare. Saremo più empatici e più capaci di sintonizzarci con le circostanze e le persone che ci circondano.

Superare il pensiero dicotomico: acquisire libertà di scelta

Il pensiero dicotomico si combatte incoraggiando il pensiero critico e flessibile. Varrebbe la pena che la scuola lavorasse costantemente in questa direzione…

Ma è utile allenare questo atteggiamento ogni giorno, con pazienza e costanza, anche da adulti!

Quindi:

  • Prenditi del tempo per riflettere
  • Annota i tuoi pensieri
  • Valuta tutte le possibili alternative
  • Ascolta il pensiero degli altri

In terapia questo allenamento si fa! 

Una buona parte del lavoro che svolgo con i miei clienti è volta all’acquisizione di nuovi punti di vista e chiavi di lettura da cui guardare agli eventi, così da ampliare le proprie possibilità di scelta.

Se ti senti bloccato/a in questa modalità di pensiero è utile parlarne con un terapeuta!

Riferimenti bibliografici:

  • Beck, A. T., & Greenberg, R. L. (1984). Cognitive therapy in the treatment of depression. In Foundations of cognitive therapy (pp. 155-178). Springer, Boston, MA.
  • Oshio, A. (2009). Development and validation of the dichotomous thinking inventory. Social Behavior and Personality: an international journal.
  • Oshio, A. (2012). An all‐or‐nothing thinking turns into darkness: Relations between dichotomous thinking and personality disorders. Japanese Psychological Research. Wiley Online Library.
  • Egan, S.J., Piek, J.P., Dyck, M.J., Rees, C.S. (2007). The role of dichotomous thinking and rigidity in perfectionism. Behaviour research and therapy. Elsevier.
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